America latina: le dinamiche dei cambi nella prima metà del 2019
Brasile in attesa di riforme, Messico nel pugno di Trump, Argentina ancora insidiata dall’inflazione.
Pubblicato da Alba Di Rosa. 15 Giugno 2019.
Cambio Mercati emergenti Peso messicano Real brasiliano Incertezza Rischio cambio Peso argentino Tassi di cambioGiunti ormai alla metà 2019, può essere utile redigere un primo bilancio sull’andamento dei cambi in questi mesi. In questo articolo ci focalizzeremo sull’America latina, e in particolare sulle sue 3 maggiori economie: Brasile, Messico e Argentina.
Brasile: incertezza in attesa delle riforme
L’analisi della valuta brasiliana, il Real, mostra la presenza di una fase di indebolimento rispetto al dollaro dall’inizio del 2019 (-6%), e di un successivo recupero da fine maggio.
Il contesto in cui si collocano queste dinamiche è quello del primo anno di governo Bolsonaro, tra le cui promesse elettorali campeggiava in primo luogo una riforma del sistema previdenziale. Si tratta di una riforma chiave per il paese, necessaria per contribuire al risanamento delle finanze pubbliche e sostenere la ripresa economica.
La discussione politica sul tema, ormai in atto da mesi, ha creato un inevitabile effetto incertezza, che non giova né all’economia brasiliana né alla sua valuta. Se la riforma del sistema pensionistico sarà approvata, il Real potrebbe rafforzarsi, spinto dalla fiducia dei mercati sulle possibilità di crescita del paese. I mercati sembrano infatti apprezzare il notevole risparmio che la riforma, ormai in dirittura d’arrivo, potrà apportare alle finanze pubbliche.
Messico nel pugno degli USA
Dall’inizio dell’anno, la valuta messicana ha mostrato alcune oscillazioni verso il dollaro, benché di scarsa entità. Le fluttuazioni più significative si sono verificate tra fine maggio e inizio giugno, in seguito all’annuncio di Trump che, a partire dal 10 giugno, sarebbero state imposte tariffe del 5% su tutti i beni proveniente dal Messico. Anche nel caso del Messico, l’amministrazione americana ha quindi sfoderato lo strumento tariffario come arma negoziale per raggiungere i propri obiettivi politici: in questo caso, spingere il paese centro-americano a porsi con più durezza contro il problema dell’immigrazione illegale sul confine USA-Messico.
La prospettiva delle sanzioni, in un paese come il Messico che esporta più del 70% dei suoi beni verso gli USA1, ha causato timori che sono stati registrati dalla valuta in tempo reale: dal 31 maggio, giorno dell’annuncio, al lunedì successivo, il Peso ha perso il 3.3% del suo valore rispetto al dollaro.
Data la forte dipendenza dell’economia messicana dagli USA, il governo del paese guidato da López Obrador si è mostrato disponibile alle richieste americane. L’8 giugno è stato annunciato il raggiungimento di un accordo, che ha evitato l’introduzione delle tariffe. Il Peso ha quindi tirato un sospiro di sollievo, recuperando la caduta dei giorni precedenti.
L’inflazione argentina non demorde
Passando all’Argentina, terza maggiore economia dell’America latina, troviamo invece una situazione economica e valutaria più critica. Il paese non sembra infatti ancora uscito dalla crisi che l’ha travolto lo scorso anno: per il 2019 è prevista una contrazione del PIL dell’1.2%, dopo il -2.5% registrato nel 2018.
Il problema maggiore continua ad essere l’inflazione, che solo nel mese di maggio è cresciuta del 3.1%, portando l’inflazione complessiva anno su anno al 57.3%. In questo contesto, l’indebolimento valutario risulta inevitabile: nei primi 4 mesi del 2019 il Peso ha infatti perso più del 20% del suo valore rispetto al dollaro, per poi stabilizzarsi dal mese di maggio.
Un recente evento che ha fatto debolmente recuperare terreno al Peso è stata la scelta, da parte dell’attuale presidente Macri, di far correre come suo vice-presidente nelle elezioni di ottobre Miguel Pichetto, attualmente parte dell’opposizione moderata. Tale mossa potrebbe infatti ampliare la base elettorale di centro-destra del presidente, aumentando le sue possibilità di rielezione. Come mostrato dalle dinamiche valutarie, tale scelta presenta il benestare dei mercati, poiché diminuisce le possibilità di vittoria della rivale Cristina Fernandez de Kirchner, ex presidente: la linea politica di quest’ultima è infatti vista come elemento di pericolo, poiché potrebbe segnare la fine del cammino di riforme inaugurato da Macri negli ultimi anni.
1. Fonte: ExportPlanning, database Ulisse (commercio internazionale annuale).
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