Pubblicato da Alba Di Rosa. 13 Luglio 2019.

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Incertezza e pessimismo regnano sovrani sulla sterlina. Dopo una prima fase di recupero nei primi 3 mesi del 2019, guidata dalle crescenti aspettative del raggiungimento di un accordo con l’Unione, da inizio maggio la valuta britannica è entrata in una fase di indebolimento, perdendo circa il 5% del suo valore rispetto all’euro.
Le cause di tale dinamica risiedono essenzialmente in 3 fattori:

  • Incertezza politica e aumento della possibilità di una no-deal Brexit;
  • Dati economici deboli per la Gran Bretagna;
  • Prolungate aspettative di bassi tassi di interesse, che non supportano la ripresa della valuta.
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Post May: accresciuta incertezza e hard Brexit?

Gli ultimi eventi sul fronte politico inglese mostrano uno scenario di accresciuta incertezza. Dopo il posticipo della deadline del 29 marzo per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea e l’individuazione di una nuova data limite (31 ottobre 2019), l’evento clou degli ultimi mesi sono state le dimissioni della premier Theresa May, annunciate il 24 maggio e portate a compimento il 7 giugno.
All’interno del partito conservatore inglese si è quindi aperta la corsa per individuare un sostituito alla premier uscente, che si è ora ridotta ad uno scontro a due tra l’ex sindaco di Londra Boris Johnson e il Segretario di Stato per gli Affari Esteri e del Commonwealth Jeremy Hunt. L’esito del voto verrà reso noto il 23 luglio; il primo candidato risulta favorito, il che rende più concreta la prospettiva di una hard Brexit.

Crescita economica debole

Ulteriore elemento che pesa sul pound è la debole performance dell’economia britannica negli ultimi mesi, che risulta inevitabilmente penalizzata dallo stallo sulla Brexit, dalle tensioni relative alla guerra commerciale USA-Cina e dal generalizzato rallentamento sullo scenario globale.
Nel IV trimestre 2018 e nel I trimestre 2019, l’economia del paese è cresciuta rispettivamente dello 0.2% e dello 0.5% su base tendenziale; secondo le previsioni della Bank of England (BoE), per il II trimestre sono attesi livelli di crescita prossimi allo 0. La crescita relativamente elevata osservata nel Q1 potrebbe inoltre risultare "distorta" verso l’alto, a causa di un accumulo di scorte in vista della originaria deadline del 29 marzo; la cifra non rifletterebbe quindi le effettive condizioni dell’economia.
In attesa dei dati sul II trimestre, i dati mensili rilasciati dall’Office for National Statistics (ONS) mostrano come l’economia inglese sia tornata a crescere a maggio (+0.3%) rispetto al mese precedente, dopo una contrazione dello 0.4% registrata a aprile. I risultati di maggio hanno superato le aspettative di molti analisti che prevedevano invece una nuova contrazione, tanto da intravedere lo spettro della recessione tecnica.

Anche i dati sulle vendite al dettaglio recentemente rilasciati dall’ONS hanno contribuito a cementare il clima di incertezza e sfiducia sui mercati. Nel mese di maggio si è infatti verificata una contrazione, sia in volume che in valore, rispetto al mese precedente.

Sostegno dalla politica monetaria in caso di no deal

In questo contesto, un fattore che potrebbe fungere da sostegno alla valuta sarebbe un rialzo dei tassi, ma il presidente della Bank of England Mark Carney, al contrario, ha recentemente dichiarato che la BoE potrebbe piuttosto tagliare i tassi nel prossimo futuro, qualora tale misura risultasse necessaria per attutire i colpi di una hard Brexit sull’economia.

Per il momento, quindi, il sentiment dei mercati punta verso una debolezza della valuta britannica, che potrebbe peggiorare qualora una no-deal Brexit venisse effettivamente portata a compimento.

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