Il rallentamento internazionale coinvolge tutte le principali economie e pesa sui beni intermedi e di investimento.

Pubblicato da Marzia Moccia. 30 Ottobre 2019.

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Dall’inizio del 2019, il commercio internazionale è entrato in una fase di stagnazione significativa, iniziando a mostrare timidi segnali di contrazione, come anticipato nell’articolo Protezionismo e debolezza dell’economia mondiale: evidenze dal commercio internazionale.
Il rallentamento del commercio internazionale sta coinvolgendo in modo generalizzato diverse aree geografiche, estendondosi a numerose industry. Per poter leggere in modo chiaro tale dinamica, i grafici che seguono riportano sull’asse delle ascisse il tasso di variazione medio registrato nel corso del 2018, sull’asse delle ordinate il tasso di variazione registrato nei primi nove mesi del nuovo anno. La rappresentazione grafica proposta permette così di individuare nell’area sottostante alla linea gialla i paesi e le industrie in maggiore rallentamento.

Il rallentamento per aree geografiche

Fonte: ExportPlanning.

In termini di volume, risulta chiaro come il rallentamento della domanda mondiale stia interessando sia i grandi paesi produttori sia diverse economie in via di sviluppo, rispecchiandosi in un rallentamento dell’attività produttiva internazionale.

Sul fronte dei paesi sviluppati, ad esempio, la decelerazione più significativa viene sperimentata dagli scambi interni all’UE, insieme a Giappone e Hong Kong sul panorama asiatico. Per le economie delle tre aree geografiche, infatti, il rallentamento economico congiunturale si accompagna a una matrice di debolezza interna, come le difficoltà del settore automotive nel caso di Europa e Giappone, e questioni di natura geopolitica nel caso di Hong Kong. Rimangono in territorio di sostanziale stabilità le importazioni di Stati Uniti e Canada.
Se per gli Usa la guerra commerciale non sembra aver avuto effetti significativi sulle importazioni del Paese misurate in volume, a segnalare una maggiore difficoltà è l’economia cinese. Sul fronte delle economie emergenti è infatti la Cina a segnalare la decelerazione più forte: a fronte di un tasso di crescita prossimo alle due cifre nel 2018, nei primi nove mesi dell’anno le importazioni cinesi a prezzi costanti segnalano una contrazione del 1.5%. Il Paese del Dragone risulta, infatti, pesantemente colpito dalla dinamiche della guerra commerciale con gli Stati Uniti. La domanda di beni di investimento destinati all'industria del Paese ha infatti subito un’importante flessione con l’intensificarsi delle tensioni commerciali verso gli Stati Uniti.

Il rallentamento per industrie

La profonda influenza della guerra commerciale sui meccanismi di formazione delle aspettative degli investitori risulta particolarmente evidente analizzando la performance del commercio mondiale in un’ottica di industry.

Fonte: ExportPlanning.

Gli scambi mondiali di beni di investimento e di beni intermedi sono, infatti, quelli che nel corso dell’anno hanno subito la decelerazione più significativa.
Gli effetti diretti della guerra commerciale Usa-Cina risultano particolarmente evidenti nella performance registrata dagli scambi mondiali di Beni elettronici, essendo le industrie delle attrezzature ICT e delle componenti elettroniche quelle maggiormente colpite dai provvedimenti tariffari dell’amministrazione americana.
A scontare la crescente incertezza internazionale derivante dalle azioni di natura protezionistica Usa sono, inoltre, i beni di investimento. In particolare, a mostrare la contrazione più significativa è stato il commercio mondiale di Macchine e impianti per i processi industriali, a cui si accompagna una performance di sostanziale stabilità dell’Impiantistica e delle Attrezzature industriali. In termini reali, infatti, il rallentamento del ciclo degli investimenti internazionali si è rispecchiato in una forte decelerazione dei flussi mondiali di beni destinati all’industria.

Il rallentamento degli scambi a prezzi costanti di materie prime costituisce un’ulteriore fattore ad impatto negativo sull’andamento del commercio internazionale. Le tendenze ribassiste dei prezzi delle materie prime, barometro dell’attuale debolezza della congiuntura economica internazionale e della crescente incertezza, hanno infatti indotto gli operatori economici ad essere molto cauti nelle decisioni di approvvigionamento.
Una dinamica in controtendenza viene segnalata dai beni di consumo, che risultano allineati ai tassi di crescita registrati nel corso del 2018. I beni agroalimentari e i beni per la casa risultano le industrie maggiormente resilienti all’attuale congiuntura internazionale; si mantengono in territorio positivo anche gli scambi di beni per salute, segnalando la prosecuzione della fase espansiva dell'industria, seppur a tassi inferiori.

L’analisi dell’andamento del commercio mondiale sottolinea come la guerra commerciale si sia rivelata una seria minaccia per la crescita mondiale soprattutto a causa degli effetti indiretti ad essa legati che hanno operato sul meccanismo di formazione delle aspettative degli operatori economici, rallentando in modo significativo gli acquisti lungo le catene del valore delle imprese.
Tale dinamica intensifica la fase di debolezza dell’industria manifatturiera, che risulta parallelamente chiamata a rispondere a importanti trasformazioni strutturali dei propri processi produttivi (si pensi al caso dell’automotive), e genera una concentrazione di fenomeni negativi sull’attuale situazione economica globale.

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