Euro e dollaro invertono i rapporti di forza; tra gli emergenti, occhi puntati su Turchia e Argentina

Pubblicato da Alba Di Rosa. 07 Agosto 2020.

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Quelli che ci stiamo lasciando alle spalle, in prossimità della pausa estiva, saranno certamente mesi da ricordare. Per quel che concerne il nostro approfondimento settimanale, a livello economico-finanziario i temi da tenere a mente sono principalmente i seguenti: i mutati rapporti di forza del cambio euro-dollaro e i ciclici rischi che colpiscono le valute emergenti, tanto più in presenza di shock esterni.

Euro-dollaro

Come abbiamo raccontato in questi mesi, nella fase iniziale della pandemia il dollaro ha giocato un ruolo chiave nel soddisfare l’improvvisa accresciuta domanda di liquidità, come immediata reazione dei mercati all’emergenza sanitaria. L’aumento della domanda di dollari come valuta rifugio ha determinato un’impennata del 7.7% nel corso di marzo in termini di rafforzamento del tasso di cambio effettivo.
La progressiva normalizzazione dell’emergenza, le misure fortemente espansive delle banche centrali dei maggiori paesi e gli interventi di supporto a livello di politica fiscale hanno progressivamente placato i timori sui mercati, e la conseguente corsa verso il porto sicuro. Indicativamente dalla seconda metà di maggio il dollaro ha avviato la sua discesa, tornando su livelli più contenuti.

Tasso di cambio effettivo valute rifugio

Tasso di cambio effettivo valute rifugio

Come si nota dal grafico qui riportato, il dollaro si è apprezzato più delle altre valute rifugio agli apici della crisi, per poi invertire tale tendenza in modo più accentuato: allo stato attuale, il biglietto verde si trova su livelli inferiori rispetto a yen giapponese e franco svizzero, considerando il tasso di cambio effettivo indicizzato (2020 = 100).
Essendo venute meno le determinanti alla base del suo significativo rafforzamento, gli analisti prevedono, per i prossimi mesi, una prosecuzione del trend di relativa debolezza del biglietto verde, anche alla luce dell’incertezza posta dalle imminenti elezioni presidenziali di novembre.

Dall’altro lato dell’oceano, invece, l’estate della moneta unita sembra caratterizzata da un significativo rafforzamento, grazie soprattutto all’accordo raggiunto sul Recovery Fund: la risposta coesa dell’Unione all’emergenza sanitaria ha infatti rassicurato i mercati finanziari sulla possibilità della ripresa dell’economia UE, fungendo da boost per l’euro.
Nell’ultima settimana il cambio euro-dollaro è rimasto stabile, scendendo brevemente a quota 1.17, per poi tornare sui livelli di 1.18 dollari per euro (massimi degli ultimi due anni), su cui aveva chiuso la scorsa settimana.

Tasso di cambio dollaro vs euro
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Valute paesi emergenti

Per le valute dei paesi emergenti, dopo il colpo della crisi Covid si è osservato un generale recupero: l’indice MSCI EM Currency segnala una ripresa indicativamente dalla metà di maggio alla fine di luglio, mentre si nota una relativa stabilità negli ultimi giorni. La situazione risulta comunque differenziata tra i paesi. Tra i casi attualmente più critici, tornano sulla scena due valute dalla storia travagliata: lira turca e peso argentino.

Rispetto allo scenario descritto la scorsa settimana per la lira turca, la situazione risulta attualmente peggiorata. Negli ultimi giorni il cambio verso il dollaro ha segnato un crollo verticale, passando dalle 6.97 lire per dollaro con cui aveva chiuso la scorsa settimana a livelli di 7.25 nella giornata di ieri; il cambio è sceso a 7.19 nella giornata odierna. Potremmo essere alla vigilia di un nuovo agosto burrascoso per la lira, come successo due anni fa.

Tasso di cambio lira turca vs dollaro
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Oltre ai fattori di rischio descritti la scorsa settimana, un ulteriore segnale di un malfunzionamento dei mercati valutari turchi è giunto negli ultimi giorni: martedì i tassi overnight sugli swap valutari in lire turche sul mercato londinese hanno sfondato la soglia del 1000%, in quello che sembra un costoso tentativo da parte delle autorità monetarie turche di scoraggiare le scommesse degli investitori contro la lira. Ciò segnala una situazione giunta agli estremi, in un mercato valutario pronfondamente disfunzionale.

Per quanto riguarda l’Argentina, la valuta segnala la gravità dell’emergenza economica: dall’inizio dell’anno a questa parte, il peso ha perso più di 20 punti percentuali nei confronti del dollaro.
A fine maggio il paese è entrato ufficialmente in default, e ha cominciato a negoziare un accordo con i suoi creditori per la ristrutturazione del debito. Secondo quando riportato, il 4 agosto sarebbe stato raggiunto un accordo tra il governo argentino e i suoi creditori: i bond detenuti dai creditori saranno sostituiti da nuovi bond, per i quali i creditori sarebbero rimborsati di circa 55 centesimi per ogni dollaro investito.

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