La partita sulla Brexit ancora in bilico
Nell’ultima settimana scema l’ottimismo per il raggiungimento di un accordo tra UE e UK, mentre la BCE estende lo stimolo monetario
Pubblicato da Alba Di Rosa. 11 Dicembre 2020.
Covid-19 Cambio Dollaro Euro Incertezza Sterlina Politica economica Brexit Banche centrali Eurozona Tassi di cambioProsegue lo stallo sulla Brexit. Nonostante il falso allarme della scorsa settimana, la Brexit non ha ancora raggiunto il suo punto di svolta. L’ottimismo per il raggiungimento di un accordo, diffuso sui mercati nelle ultime settimane, è quindi parzialmente scemato negli ultimi giorni. Rispetto alla chiusura di venerdì 4, la sterlina perde terreno sia verso l’euro (-2.2%) che verso il dollaro (-2.4%). Se quindi fino ai primi giorni di dicembre la sterlina perdeva contro l'euro (forte) ma guadagnava contro il dollaro (debole), questa settimana una nuova ondata di pessimismo sulla Brexit ha portato la valuta britannica ad indebolirsi contro entrambi i principali benchmark.
Nello specifico, la valuta ha cominciato ad indebolirsi da metà settimana, a fronte di un’assenza di progressi nelle negoziazioni. La caduta si è accentuata nella giornata di oggi, in seguito alle dichiarazioni rilasciate ieri dal primo ministro britannico Boris Johnson e questa mattina dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen: entrambi hanno fatto capire che, a questo punto, l’ago della bilancia pende dal lato del no deal. Il premier inglese ha detto ai cittadini di prepararsi alla possibilità di una Brexit senza accordo e ha parlato di un’opzione secondo la quale le future relazioni commerciali del Regno Unito con l’UE potrebbero essere più simili a quelle che l’Unione intrattiene col l’Australia, rispetto a quelle che intrattiene col Canada.
Secondo gli analisti, la speranza di fondo per un accordo dell’ultimo minuto sussiste ancora, poiché non raggiungerlo andrebbe a discapito di entrambe le parti. La reazione dei mercati negli ultimi giorni indica però come il timore per l’altra opzione si stia facendo concreto.
La BCE prolunga lo stimolo. Altra notizia di primo piano nella settimana finanziaria sono le ultime direttive di politica monetaria della Banca Centrale Europea, rilasciate in seguito alla riunione del consiglio direttivo tenutasi ieri. Come anticipato nell’incontro di ottobre, c’è stata una “ricalibrazione” degli strumenti di politica monetaria, tenendo in considerazione l’impatto economico della seconda ondata dell’epidemia da Covid-19. I nuovi dati economici a disposizione dell’istituto centrale suggeriscono infatti come gli effetti della pandemia sull’economia e sull’inflazione si stiano rivelando più forti di quanto inizialmente stimato.
I principali punti di intervento sono stati i seguenti:
- il Pandemic Asset Purchase Programme (PEPP), volto a mantenere condizioni di finanziamento favoreli, è stato incrementato in termini di budget ed esteso almeno fino a marzo 2022 (la possibilità di reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza è estesa, invece, almeno fino alla fine del 2023);
- per quanto riguarda le operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (TLTRO III), volte a garantire l’afflusso di liquidità all’economia reale, condizioni particolarmente favorevoli sono state estese fino a giugno 2022;
- il tradizionale Asset Purchase Programme (APP) continuerà, invece, per un ammontare di 20 miliardi di euro al mese, fino a che sarà necessario per rafforzare l’impatto accomodante dei tassi d’interesse;
- i tassi d’interesse di riferimento sono stati lasciati inalterati.
È stato quindi prolungato lo stimolo all’economia dell’Eurozona, in linea con le aspettative dei mercati. In relazione agli annunci, la moneta unica ha mostrato un lieve rafforzamento nei valori intra-day, per poi chiudere tornando su quota 1.21 - livello confermato anche nella giornata odierna.
Sul tema dell’apprezzamento dell’euro, uno dei più discussi al momento, le dichiarazioni della presidente Lagarde sono risultate sostanzialmente in linea con quanto dichiarato a settembre, quando il cambio euro-dollaro aveva toccato 1.20 per la prima volta in più di 2 anni, cominciando a suscitare i primi timori.
Come a settembre, la Lagarde ha ribadito che “We (la banca centrale, ndr) do not target exchange rates”; il tasso di cambio costituisce, però, un elemento da monitorare in relazione alla pressione al ribasso che può esercitare sui prezzi. In aggiunta rispetto a settembre, troviamo la dichiarazione che si proseguirà nel monitoraggio del tasso di cambio con molta attenzione d’ora in avanti.
Si deduce quindi come l’euro sia nel radar della BCE, senza però dover necessariamente costituire motivo di preoccupazione se l’economia dell’Eurozona riusciurà a ripartire e la dinamica inflazionistica a normalizzarsi.
Potrebbero interessarti anche:
La minaccia delle nuove tariffe USA contro la Cina
L’aumento dei dazi sulle importazioni cinesi potrebbe generare inflazione e spingere alla ricerca di alternative, ma è davvero possibile sostituire la Cina?
Pubblicato da Simone Zambelli. 27 Novembre 2024.
Recessione evitata e crescita debole: gli ultimi numeri del Fondo Monetario Internazionale
Pubblicato da Alba Di Rosa. 06 Novembre 2024.
Domanda Globale di beni: focus congiunturale su geografie e settori
Pubblicato da Marzia Moccia. 30 Ottobre 2024.