Le dichiarazioni della FED svelano un prossimo cambiamento nella politica monetaria USA

Pubblicato da Gloria Zambelli. 18 Giugno 2021.

Dollaro Euro Stati Uniti Politica economica Banche centrali Tassi di cambio

Nel mondo dei mercati finanziari l’evento della settimana è stato indubbiamente il Federal Open Market Committee (FOMC) meeting della FED, tenuto tra il 15 e il 17 giugno. Durante la riunione di Mercoledì, La Federal Reserve ha aumentato considerevolmente le stime di crescita del Pil americano e dell'inflazione, lasciando aperta la porta ad un possibile rialzo dei tassi d’interesse di riferimento prima del previsto, ovvero nel 2023 invece che nel 2024.
Attualmente la politica monetaria della FED continua ad essere accomodante, mantenendo fermi i tassi d’interesse tra lo 0 e lo 0.25, sostenuti dagli ingenti acquisti mensili della banca e pari a 120 miliardi di dollari suddivisi in 80 miliardi di buoni del tesoro e 40 miliardi di asset backed securities. Tuttavia, la crescita dei prezzi al consumo sta cominciando a preoccupare anche la banca centrale: se, infatti fino a l’altro giorno la crescita dell’inflazione era percepita come ciclica, le proiezioni uscite mercoledi sull’inflazione di quest’anno sono state nuovamente riviste al rialzo al 3.4%.
Se da una parte il numero uno della Fed, Jerome Powell, ha rassicurato i mercati sul fatto che l’orientamento della politica monetaria rimane invariato, dall’altro ha avvertito che se il rialzo dell’inflazione o delle aspettative di lungo termine dovesse risultare permanente, allora la banca centrale sarà pronta al cambio di rotta anticipando la fase di vendita dei titoli (tapering).

Le proiezioni sull’economia statunitense: crescita sostenuta nel 2021

Le proiezioni sulla crescita degli Stati Uniti diffuse durante il meeting di questa settimana sono state riviste tutte in rialzo. Le stime di crescita del GDP di quest’anno sono passate dal 6.5% di marzo al 7.1%, mentre la disoccupazione è prevista al 4,5% per quest’anno al 3,8% del prossimo al 3,5% del 2023.
In linea generale, i dati suggeriscono che gli Stati Uniti siano più avanti rispetto agli altri paesi Occidentali nel cammino di recupero post-pandemico, ed è quindi normale che si avvii in anticipo verso l'exit strategy.

La risposta dei mercati: Dollaro vs Euro

Come si osserva dal grafico di seguito, dopo le dichiarazioni di Powell di mercoledì, la risposta degli osservatori internazionali è stata veloce, “correndo” a comprare il biglietto verde. Infatti, il tasso di cambio dollaro-euro è passato da 1.21 a 1.19, apprezzandosi del 2% nelle due giornate di giovedì e venerdì.

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Se da una parte la valuta americana sembra essere positivamente influenzata dall’andamento dell’economia locale, dall’altra occorre tenere in considerazione che i movimenti del mercato della borsa appaiono più suscettibili all’ipotesi di un futuro tapering.

Indici di borsa USA: Dow Jones e S&P500
Fonte: DailyDataLab

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Tra martedì e giovedi infatti il Dow Jones è sceso di 1.6 punti percentuale mentre lo Standard & Poor 500 è rimasto più stabile, con una flessione contenuta allo 0.8%. Come nel 2013, quando la FED annunciò una stretta alle immissioni di liquidità la risposta dei mercati fu brusca, provocando il repentino incremento dei tassi d’interesse decennali. In questo contesto, nei prossimi mesi gli analisti si aspettano un aumento della volatilità della borse americane.
In ogni caso, nel lungo periodo, l’apprezzamento del dollaro apre una finestra di opportunità per le imprese UE, creando condizioni più favorevoli per le esportazione.

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