Il programma di acquisti di valuta estera della Bank of Israel sembra non bastare per controllare il rally della valuta

Pubblicato da Gloria Zambelli. 13 Agosto 2021.

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È ormai ben nota la forza che la valuta israeliana, lo shekel, ricopre nel panorama internazionale. Nello specifico degli ultimi anni, la valuta è sempre riuscita a conservare la sua resilienza sui mercati forex, nonostante il riemergere ciclico del conflitto arabo-israeliano1 e uno stallo politico durato ben due anni, nel corso dei quali sono state necessarie quattro elezioni generali per arrivare, lo scorso giugno, alla formazione del nuovo esecutivo guidato Naftali Bennett.

Guardando al tasso di cambio effettivo dell’ultimo anno, dopo la flessione sperimentata a gennaio si nota una progressiva tendenza al rafforzamento: tale dinamica ha portato lo shekel a superare, nel mese corrente, i livelli di massimo storico di inizio anno.

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Guardando invece ai tassi di cambio bilaterali, negli ultimi giorni la valuta israeliana si è nuovamente rafforzata contro l'euro, superando i massimi dello scorso gennaio; al contrario, verso il dollaro si segnala un deprezzamento legato al bull trend del biglietto verde sui mercati valutari.

Le scelte della Bank of Israel

Come raccontato in un precedente articolo, già nei mesi scorsi l’eccessiva tendenza all’apprezzamento della valuta aveva messo in allarme la BOI che, con l’ obiettivo di controbilanciare questo rafforzamento, aveva avviato a gennaio una nuova fase di acquisti di valuta estera per un ammontare di 30 miliardi di dollari nel corso dell’anno. Malgrado la mossa della banca centrale abbia suscitato un immediato impatto sui mercati valutari, la strutturale tendenza all’apprezzamento dello shekel è proggressivamente riemersa nei mesi successivi.
Dopo aver acquistato, nei primi sei mesi del 2021, più dell’80% dello stock annunciato a inizio anno, a luglio gli acquisti mensili della Banca d'Israele sono drasticamente scesi a 500 milioni di dollari – elemento che spiega, in parte, il significativo rafforzamento del tasso di cambio effettivo durante le ultime settimane (+2.2% tra fine luglio e metà agosto).

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Come è possibile osservare dal grafico sopra riportato, l'accelerazione nel percorso di crescita delle riserve di valuta estera israeliane ha avuto inizio già nel 2020; secondo quanto dichiarato dalla banca centrale , lo scorso luglio è stata superata la soglia dei 201 miliardi di dollari. A fronte di tassi d’interesse di riferimento ancora bassi e manteuti allo 0.1%, è evidente che l’intervento sui mercati forex appaia come metodo primario votato a frenare l’apprezzamento dello shekel.

Nonostante le legittime preoccupazione sull’impatto che il rafforzamento della valuta potrebbe avere sulle esportazioni e l’economia del Paese, secondo le previsioni del FMI (World Economic Outlook, aprile 2021), il saldo delle partite correnti israeliano dovrebbe continuare a mantenersi in territorio positivo nei prossimi anni: seppure in leggera flessione rispetto al 4.9% riportato per il 2020, si prevede che esso rappresenterà il 4.1% nel 2021. Dal lato del prodotto interno lordo, il FMI segnala invece una crescita del 5% per l'anno corrente, che porterebbe quindi ad un recupero più che completo rispetto alla caduta del 2.4% registrata nel 2020.


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1. Si veda l’articolo “I mercati finanziari rispondono pacatamente alla nuova crisi tra Israele e Palestina”.
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