Le importazioni statunitensi hanno registrato una crescita spiccata nel corso degli ultimi trimestri, tuttavia emergono i primi segnali di rallentamento

Pubblicato da Giulio Corazza. 26 Ottobre 2022.

Rallentamento Cambio Congiuntura Congiuntura Internazionale

Sostenute anche dalle dinamiche rialziste dei prezzi, nel 2021 le importazioni degli Stati Uniti hanno raggiunto il livello di 2.849 miliardi di dollari, con un aumento di oltre il 14% rispetto ai valori pre-crisi (2019). In euro, tale soglia equivale a 2.412 miliardi, segnando indubbiamente un valore record.
La disponibilità delle informazioni sui primi nove mesi del nuovo anno, pubblicate in ExportPlanning nel datamart Congiuntura USA, permette di documentare, inoltre, come anche nei primi nove mesi del nuovo anno la crescita della domanda di beni esteri USA abbia continuato a registrare risultati ampiamente positivi: nel periodo gennaio-settembre le importazioni del Paese hanno infatti registrato un aumento complessivo del +22% rispetto al corrispondente periodo 2021, collocandosi lungo il trend di aumenti sostenuti che hanno caratterizzato gli ultimi trimestri (Fig.1).

Fig.1 – Domanda americana misurata in dollari ed euro correnti

(Variazione tendenziale)
Fonte: Elaborazioni ExportPlanning

Se da un lato, gli Stati Uniti sembrano aver chiuso il 2021 con un ampio recupero di quanto perso con lo scoppio della pandemia, grazie a una decisa ripresa dell’economia americana, è evidente che i risultati relativi al terzo trimestre 2022 sembrano intercettare un lieve ridimensionamento del ritmo di espansione, che si mantiene però su livelli ampiamente positivi: a fronte di un tasso crescita di I e II trimestre in dollari prossimo al +25%, il terzo trimestre si attesta su un +15%.

La lettura di questo dato non è tuttavia così scontata. Un primo fattore da tenere in considerazione è infatti l’evoluzione dei rapporti di cambio euro/dollaro nel corso degli ultimi mesi. Come infatti si può notare dalla Fig.1, la dinamica delle importazioni USA nell’ultimo trimestre appare molto più elevata se misurata in euro, a causa dell’ampio apprezzamento che ha caratterizzato la valuta americana nel corso degli ultimi mesi. A partire dallo scorso autunno, il tasso di cambio euro/dollaro ha infatti avviato una fase ribassista a fronte delle prospettive di normalizzazione della politica monetaria degli Stati Uniti rispetto a un orientamento ancora accomodante della Banca centrale europea. Tale dinamica si è accelerata sensibilmente a partire dalla primavera di quest’anno, fino a quest’estate, quando l’euro è sceso al di sotto della parità e si è mantenuto stabilmente al di sotto della media storica di 1.2.

Fig.2 – Dinamica del cambio euro/dollaro

Fonte: PricePedia

I recenti rialzi dei tassi d’interesse da parte della banca centrale americana, la guerra in Ucraina e la corsa alle valute rifugio hanno quindi portato il dollaro a un forte apprezzamento, sia nei confronti dell’euro che nei confronti delle altre valute. Tale aspetto appare particolarmente rilevante per un paese che esporta sul mercato USA, poiché un dollaro più forte permette agli Stati Uniti un maggiore potere di acquisto. Tale dato è inoltre corroborato dall’indipendenza energetica del Paese.

Tuttavia, a fronte della crescente incertezza internazionale e della necessità di fronteggiare la forte inflazione sul mercato USA, nel corso degli ultimi mesi è peggiroato l’outlook economico del paese per il prossimo biennio, con il profilarsi di una congiuntura al ribasso certificata dall’ultima pubblicazione del World Economic Outlook e di un PMI manifatturiero al di sotto della soglia dei 50.

Fig.3 – Tasso di crescita Prodotto Interno Lordo USA (prezzi costanti)

Fonte: Elaborazioni ExportPlanning su dati FMI


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Un’analisi per industria

In questo quadro, può essere utile analizzare quali industrie si caratterizzano per una domanda di beni ancora in tenuta, rispetto a quelle che, per i diversi fattori analizzati in precedenza, sembrano aver invece ridimensionato il proprio ritmo di sviluppo.
Il grafico che segue riporta le importazioni americane suddivise per industria, confrontando il tasso di variazione tendenziale del terzo trimestre con quello relativo al primo semestre; la grandezza delle sfere è proporzionale ai valori di import, ed è quindi una misura dell’importanza delle diverse industrie. Tale rappresentazione permette di identificare così a sinistra della bisettrice quelle industrie in accelerazione, a destra quelle in decelerazione.

Fig.4 – Importazioni USA per industria

Posizionandosi con il mouse sul cerchio che identifica un'industria è possibile visualizzare una tabella che riassume i dati relativi all'industria selezionata
Fonte: Elaborazioni ExportPlanning
vai al Datamart Congiuntura USA

Dal grafico emerge come il cluster dei beni di investimento sia quello in cui la domanda ha tenuto maggiormente, in particolare per i mezzi di trasporto e agricoltura e gli strumenti e le attrezzature per ICT. Emergono tuttavia segnali di decelerazione soprattutto nel caso della Meccanica Strumentale e Impianti, come documentato nell'articolo Meccanica strumentale: frenata della domanda USA, ma la svalutazione dell'euro difende i fatturati delle imprese italiane.
Piuttosto diversificata è invece la situazione per i beni di consumo: si mantengono dinamiche le industrie di prodotti finiti per la casa e dei beni per la persona (complici i risultati del segmento abbigliamento), mentre rimane stabile il comparto Agroalimentare. In deciso rallentamento appaiono, invece, i prodotti per la salute, probabilmente avviatesi verso una normalizzazione del ritmo di crescita particolarmente dinamico nell'ultimo biennio.
Anche la domanda di materie prime industriali è in decelerazione, risultato riconducibile soprattutto dell'apprezzamento del dollaro degli ultimi mesi.

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