Pubblicato da Alba Di Rosa. 02 Novembre 2022.

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Nel mese di ottobre è stata pubblicata l’ultima edizione del World Economic Outlook, scenario rilasciato due volte all’anno dal Fondo Monetario Internazionale (FMI), che fornisce un’analisi degli sviluppi economici su scala globale nel breve e nel medio termine.

Il messaggio chiave che emerge dal nuovo Outlook è che l’economia mondiale si trova nel pieno di un rallentamento più significativo delle attese, nonché un clima di generale incertezza.
I fattori che pesano sullo scenario vertono su più fronti:

  • quello dell’inflazione, che sta toccando i picchi più elevati degli ultimi decenni;
  • quello della politica monetaria: la maggior parte delle banche centrali sta infatti procedendo con rialzi dei tassi, per favorire una normalizzazione dei prezzi;
  • quello della pandemia e del conflitto russo-ucraino, che rimangono tristemente sulla scena.

Crescita economica in rallentamento

Guardiamo innanzitutto ai dati sul prodotto interno lordo su scala mondiale. Dopo un rimbalzo del 6% nel 2021, il Fondo prevede un rallentamento dei ritmi di crescita dell’economia mondiale al 3.2% per l’anno in corso, e al 2.7% nel 2023: in entrambi i casi, le stime sono state riviste al ribasso rispetto al precedente scenario di aprile.
In particolare, per le economie avanzate si prevede un rallentamento dal 2.4% del 2022 all’1.1% del 2023, a fronte invece di una crescita del PIL del 3.7% per le economie emergenti e in via di sviluppo tanto nel 2022 che nel 2023.

Il FMI evidenzia come il tasso di crescita previsto per il PIL mondiale per il prossimo anno rappresenti il valore più debole dal 2001, escludendo ovviamente l’anno dello shock Covid e la crisi finanziaria del 2009.

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Con buona probabilità, un terzo dell’economia mondiale sperimenterà una contrazione nell’anno in corso o nel 2023. Tra questi paesi troviamo l’Italia e la Germania, per i quali è prevista una variazione del PIL, per il prossimo anno, rispettivamente pari al -0.2% per l’Italia e al -0.3% per la Germania.
Per l’Eurozona nel suo complesso, si prevede un moderato tasso di crescita dello 0.5% nel 2023: trattasi quindi di un sostanziale stallo in termini di crescita economica – stallo che il Fondo Monetario prevede potrà riguardare anche USA e Cina, le due maggiori economie mondiali.

In questo contesto di crescita debole, pesa per l’area euro la crisi energetica; sul fronte asiatico, la Cina risulta invece segnata dalla crisi del fronte immobiliare e dai frequenti lockdown. Si stima che la zero-Covid policy cinese stia pesando sull’economia del paese, soprattutto nel II trimestre 2022. Date le dimensioni dell’economia cinese e il suo ruolo chiave nelle catene globali del valore, si prevede che la situazione dell’economia asiatica possa pesare significativamente sul commercio estero e sull’attività economica a livello globale.

Il pericolo inflazione

Si affianca ad una crescita economica in rallentamento l’elemento di allerta dell’inflazione. Le recenti dinamiche di crescita dei prezzi si sono infatti rivelate più ampie e persistenti delle attese, soprattutto nelle economie avanzate, ed un primario elemento di attenzione per i policy-maker, rappresentando una significativa minaccia per i redditi reali nonché la complessiva stabilità macroeconomica.

L’inflazione su scala mondiale è ormai giunta a punti di massimo dall’inizio degli anni 2000: il FMI stima che potrà toccare l’8.8% nel 2022, per poi lasciare il posto ad un parziale rallentamento nel 2023 (6.5%) e 2024 (4.1%), incorporando gli effetti di politiche monetarie generalemente restrittive e di una riduzione dei prezzi dell’energia.

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Uno sguardo al commercio estero

Guardando infine ai dati sui flussi di commercio estero, il Fondo Monetario prevede, per l’anno in corso, una crescita per i volumi di scambi internazionali di beni del 2.9%, in rallentamento rispetto al +10.8% del 2021. Nel 2023 i ritmi di crescita potrebbero frenare ulteriormente, e l’incremento dei flussi si limiterebbe al 2%.

I recenti dati ExportPlanning sul commercio mondiale trimestrale segnalano, in particolare, come le esportazioni globali siano entrate in territorio negativo, su base congiunturale, a partire dal III trimestre 2022, dopo il cospicuo incremento del II trimestre, segnalando quindi una potenziale inversione di tendenza dopo un primo semestre di forte crescita.

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