A fronte della leadership cinese nei settori dei metalli industriali e della chimica di base, l’Unione Europea cerca di mitigare i rischi di approvvigionamento nelle materie prime critiche

Pubblicato da Silvia Brianese. 11 Dicembre 2024.

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Come ormai è noto, la Cina sta consolidando la sua posizione di leadership globale in settori di particolare rilevanza per la transizione green e digitale, come l’automotive, l’energia e l’hi-tech. Questo risultato è frutto di una combinazione di fattori, tra cui il controllo di materie prime, come terre rare, metalli industriali e prodotti della chimica di base, e l'adozione di politiche industriali e commerciali come, ad esempio, la costruzione di filiere estrattive ad alta tecnologia, gli investimenti diretti in attività minerarie in Africa e America Latina e di raffinazione all’estero, collegate tra loro tramite la Nuova Via della Seta. Queste strategie hanno consentito alla Cina di affermarsi come il principale fornitore mondiale di materie prime critiche, garantendole un vantaggio competitivo e strategico.

Questa ascesa ha messo in evidenza la dipendenza dell’Unione Europea dalle importazioni di materie prime critiche, necessarie per il raggiungimento degli obiettivi climatici e tecnologici previsti per i prossimi anni. L’elevata domanda di materie prime, unita alla concentrazione dell’offerta in pochi Paesi, espone l’Unione Europea a diversi rischi legati all’approvvigionamento di queste risorse, rendendo necessaria l’attuazione di una politica estera e commerciale basata sulla sicurezza delle materie prime. In quest’ottica, il Rapporto Draghi (settembre 2024) propone una serie di misure, tra cui nuovi accordi di libero scambio e una diversificazione delle filiere di approvvigionamento, che rappresentano un primo passo verso una maggiore resilienza del mercato europeo in termini di materie prime critiche.

Questo articolo pone l’attenzione sui successi della Cina negli ultimi anni nei settori dei metalli industriali e della chimica di base, essenziali per la produzione di beni necessari in tutti i processi industriali.

Il cambiamento nel commercio mondiale dei metalli industriali

Confrontando i valori delle esportazioni mondiali di metalli industriali (acciaio, rame, alluminio, piombo, zinco, stagno, nichel e altri metalli non ferrosi) nei vari Paesi negli anni 2000 e 2023, emerge un cambiamento significativo nella leadership del commercio di questo settore. Infatti, mentre nel 2000 l'Europa, con la Germania in prima linea, dominava il mercato mondiale, nel 2023 la Cina ha ottenuto la posizione di principale esportatore globale di metalli industriali.

Fonte: ExportPlanning

Fonte: ExportPlanning

Questo cambiamento risulta ancora più evidente se si osserva l’andamento delle esportazioni cinesi di metalli industriali in quantità che, dagli anni ‘90 in poi, hanno registrato una crescita significativa. Infatti, dal grafico sottostante, si nota come nel 2024 la Cina abbia esportato una quantità di metalli industriali pari alla somma esportata dai primi tre Paesi esportatori del secolo scorso, a fronte di volumi di esportazioni che ancora nei primi anni di questo secolo erano una frazione delle esportazioni dei tre paesi presi singolarmente.

Fonte: ExportPlanning

Le cause di questo cambiamento di leadership sono legate alle strategie industriali e commerciali implementate dalla Cina durante l’ultimo ventennio: con l’ingresso nel WTO a dicembre 2001 è iniziata una fase di crescita delle esportazioni cinesi di metalli industriali, che ha accelerato negli anni successivi. Nonostante le forti difficoltà incontrate durante la Grande Recessione (2008-2009) e durante la crisi finanziaria cinese del 2015-2017, le esportazioni cinesi hanno proseguito su un sentiero di crescita di lungo periodo, consolidando la posizione della Cina come leader del commercio mondiale di metalli industriali, anche durante il periodo pandemico.

Il cambiamento nel commercio mondiale nella chimica di base

Il settore della chimica di base comprende i prodotti chimici di base organici e inorganici, le materie plastiche e la gomma in forme primarie, materiali di base che entrano come input in quasi tutti i processi industriali. Spesso, i guadagni realizzati dalla Cina in questo settore sono oggetto di scarsa attenzione da parte dei mass media, anche se è chiaro agli esperti il loro ruolo strategico.

I grafici sottostanti relativi al valore delle esportazioni della chimica di base negli anni 2000 e 2023, mostrano uno scenario simile a quanto osservato nel settore dei metalli industriali: nel 2023 la Cina risulta essere il principale esportatore di chimica di base, a differenza di quanto rilevato nel 2000, dove era la Germania a guidare le esportazioni mondiali.

Fonte: ExportPlanning

Fonte: ExportPlanning

Più precisamente, osservando la dinamica delle esportazioni globali della chimica di base (in quantità), si nota come, dal 2020 in poi, la Cina abbia realizzato una crescita significativa delle proprie esportazioni in questo settore, superando prima la Germania e nel 2024 anche gli Stati Uniti.

Fonte: ExportPlanning

I successi della Cina verso gli Stati Uniti risultano più evidenti se si sposta l’attenzione sulle importazioni europee. Il grafico sottostante mostra come, dal 2022, la Cina abbia superato nettamente gli Stati Uniti come esportatore sui mercati dell'Unione, confermando la sua rilevanza tra i principali fornitori della chimica di base in Europa.

Fonte: ExportPlanning

La dipendenza europea dall’importazione di materie prime e i rischi nell’approvvigionamento

In generale, l’Unione Europea dipende fortemente dalle importazioni di materie prime critiche, specialmente nei confronti della Cina, trovandosi a dover fronteggiare diversi rischi legati all’approvvigionamento di tali risorse. Infatti, la concentrazione dell’offerta in pochi Paesi (dove spesso la Cina è al vertice) genera vulnerabilità su più fronti: la volatilità dei prezzi influisce sulle decisioni di investimento, mentre le restrizioni alle esportazioni (spesso utilizzate come strumenti geopolitici) possono compromettere l’accesso alle risorse. Ne è un esempio recente la limitazione imposta dalla Cina sull’export di gallio, germanio e antimonio verso gli Stati Uniti, che sottolinea il crescente utilizzo delle materie prime come leve strategiche di influenza politica ed economica.

Strategie UE sulla sicurezza delle materie prime

La strategia europea per limitare la sua vulnerabilità nel mercato delle materie prime è stata ampiamente discussa nel Rapporto Draghi sulla produttività e competitività delle imprese europee (settembre 2024), sottolineando la necessità di implementare un piano di politica estera capace di mitigare i rischi legati alla fornitura di tali materiali. In pratica, come dichiarato in occasione dell'insediamento della nuova Commissione Europea, le principali linee guida che guideranno la Commissione sono le seguenti:

  • Accordi commerciali preferenziali (Free Trade Agreement)
  • Investimenti diretti nei paesi con elevate risorse naturali;
  • Creazione di scorte per settori strategici;
  • Partnership industriali per tutelare le catene di approvvigionamento tecnologico

Conclusioni

L'emergere della Cina come leader globale nell'export di materie prime critiche, inclusi molti metalli industriali e prodotti di chimica di base, combinato alla forte dipendenza europea da tali risorse, evidenzia l'urgenza per l'Unione Europea di adottare una strategia chiara e mirata a garantire la sicurezza degli approvvigionamenti.

Le linee guida definite dalla Commissione Europea tracciano un percorso per affrontare questa sfida. Tuttavia, riteniamo opportuno sottolineare che il mantenimento di un commercio mondiale aperto costituisce una condizione imprescindibile per migliorare l'accesso ai materiali di base. Le crisi passate, e in particolare quella più recente scaturita dall'invasione russa dell'Ucraina, hanno dimostrato quanto sia cruciale preservare la libertà del commercio globale per mitigare i rischi legati alla sicurezza degli approvvigionamenti.

In questo contesto, è auspicabile che la strategia delineata dalla Commissione ponga maggiore enfasi sull'importanza di salvaguardare un sistema commerciale internazionale il più possibile libero e non discriminatorio, come elemento chiave per affrontare le vulnerabilità di approvvigionamento dell'industria europea.

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