Reattività del sistema produttivo italiano alle restrizioni pandemiche
Gli shock che hanno colpito sia la domanda che l’offerta si riflettono sulle variazioni delle quote di commercio mondiale detenute dalle diverse province italiane
Pubblicato da Donatella Talucci. .
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L’emergenza sanitaria legata al diffondersi del Coronavirus su scala internazionale ha avuto effetti fortemente negativi sul commercio mondiale e sulle esportazioni dei diversi paesi. Nel 2020, le esportazioni italiane in euro sono crollate del 9.3%, come media di un primo semestre in forte calo e di un rimbalzo positivo nel secondo semestre. Nel primo trimestre 2021, le vendite di prodotti italiani sui mercati esteri sono ritornate, grossomodo, ai livelli pre-pandemia. Queste prime indicazioni segnalano una elevata capacità di reazione del sistema industriale italiano, soprattutto se confrontato con quanto avvenne nel corso della grande Recessione del 2008, ossia quando l'industria italiana impiegò ben tre anni a ritornare ai livelli di esportazione pre-crisi. Naturalmente questa velocità di recupero può dipendere da una maggior reattività delle imprese italiane, ma anche da un rimbalzo più accentuato della domanda mondiale. Per poter rispondere a questa domanda abbiamo comparato le esportazioni italiane con quelle del totale dei paesi UE e con quelle del Mondo. Il grafico che segue riporta gli indici calcolati, normalizzati a 100 nel quarto trimestre del 2012.
Come risulta chiaramente dal grafico, la comparazione tra le esportazioni italiane con quelle dell'UE e quelle del Mondo si collocano su un trend decrescente (più accentato quello verso l'UE) che non sembra essersi interrotto negli ultimi trimestri. Ciò porterebbe a ritenere che il veloce recupero delle esportazioni italiane sia dovuto più ad un miglioramento delle condizioni esterne che non ad una ritrovata capacità di reazione delle sistema produttivo italiano. Tuttavia, è necessario tenere presente come gli ultimi quattro trimestri della domanda mondiale siano stati caratterizzati da profonde modifiche sia nella struttura geografica che nella struttura merceologica. Se i mercati e i settori in cui esporta l'Italia sono stati caratterizzati da una minore velocità di recupero, allora la minore performance delle esportazioni italiane rispetto a quella UE e del Mondo potrebbe essere spiegata da un "effetto struttura geografica", da un "effetto struttura merceologica"[1] e da una presunta minor capacità di reazione delle imprese italiane rispetto ai concorrenti.
Si è verificata questa ipotesi confrontando le esportazioni italiane del quarto trimestre del 2020 (che indichiamo con EFF) con quelle che si sarebbero realizzate in quel periodo se le quote di mercato italiane per ciascun incrocio paese/prodotto fossero rimaste invariate rispetto al quarto trimestre 2019 (STIM). Poiché il valore STIM è per ipotesi a parità di quote, la differenza tra EFF e STIM indica, se positiva, che le imprese italiane hanno mediamente guadagnato quote di commercio; viceversa una differenza negativa. Il medesimo calcolo è stato ripetuto, considerando le esportazioni del primo trimestre 2021 confrontate con quelle calcolate mantenendo invariate le quote di commercio mondiale del primo trimestre 2019[2].
Nella tabella che segue sono riportato questi valori per il totale delle esportazioni italiane
EFF/STIM (IV 2020) | EFF/STIM (I 2021) |
---|---|
2.3% | 3.3% |
Le esportazioni italiane sono quindi aumentate molto di più rispetto al caso in cui le loro quote di commercio mondiale a livello di settore/paese fossero rimaste inalterate, segnalando una aumento medio delle quote di mercato e una maggior reattività delle imprese italiane rispetto a quelle dei concorrenti esteri.
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Utilizzando la stessa metodologia è stata calcolata la medesima variazione anche a livello di provincia[3]. Questo consente di costruire un ordinamento tra le province più reattive e quelle meno reattive.
L'analisi di questi dati segna un’elevata dispersione tra le diverse province. Tra le più reattive si evidenzia Roma, mentre Milano tra quelle meno reattive. Il posizionamento di queste due province agli estremi della graduatoria suggerisce tra le cause della diversa reattività un possibile effetto Covid. Roma, infatti, si è caratterizza per una limitata incidenza della pandemia, registrando “solo” 47 persone contagiante per 1000 abitanti nel corso della pandemia fino 31 marzo 2021. Di contro, Milano, in quella data contava ben 74 persone contagiate totali.
Non è questa la sede, tuttavia, per l’approfondimento di questa problematica, ma può essere utile verificare quali sono stati i Paesi e i settori in cui si sono guadagnate o perse quote di mercato. Quelle che seguono sono due heat map, relative alle due province.
Roma |
Milano |
---|---|
Dall'analisi emerge che vi è in generale un effetto mercato negativo su Milano. In particolare è il settore metalmeccanico (M12) che registra valori molto negativi su quasi tutti i Paesi selezionati. Fa eccezione il Regno Unito in cui in tutti i comparti le esportazioni della provincia di Milano nel primo trimestre del 2021 sono risultati significativamente più elevati di quelli che si sarebbero verificati in presenza di una costanza nelle quote di commercio mondiale.
Viceversa i successi della provincia di Roma sono in larga parte imputabili al settore chimico (M11), farmaceutica inclusa. A questi si aggiungono i risultati eccezionali della metalmeccanica romana in Germania e Polonia.
Conclusioni
Complessivamente il sistema industriale italiano è risultato particolarmente reattivo a fronte delle difficoltà indotte dalla crisi pandemica. L’analisi per settore e per mercato segnala una forte eterogeneità che rende difficile estrarre delle indicazioni robuste. Anche i risultati tra le province sono molto eterogenei. Alcune indicazioni suggeriscono una possibile interpretazione in chiave intensità epidemica che può aver penalizzato alcune province e regioni più di altre.
[1] L'effetto struttura geografica e l'effetto struttura merceologica sono due delle componenti in cui vine scomposta la dinamica delle quote di commercio mondiale di in paese, nell'ambito di una metodologia indicata come Constant Market Share. Si veda ad esempio l'articolo Il ritorno in scena della competitività italiana .
[2] Non abbiamo considerato come confronto temporale il primo trimestre del 2020 perchè fortemente condizionato dalla caduta delle importazioni di molti paesi.
[3] In questo caso, al fine di evidenziare le province più significative in termini di esportazioni, abbiamo considerato la variazione assoluta e non quella percentuale.