L'agroalimentare made in Italy rafforza il suo posizionamento sui mercati internazionali
Le esportazioni italiane di agroalimentare stanno aumentando a tassi significativamente maggiori di quelli dei competitori
Pubblicato da Lorenzo Fontanelli. .
Mercati esteri Made in Italy Agroalimentare Agroalimentare
Accedi con il tuo account per utilizzare le funzioni stampa migliorata (pretty print) e includi articolo (embed).
Non sei ancora registrato?
registrati!
Le solide prospettive di ripresa del commercio mondiale costituiscono un importante stimolo alla crescita delle esportazioni italiane, che nei primi sei mesi dell’anno superano nettamente i livelli pre-Covid, mettendo a segno un +8.4% rispetto al primo semestre del 2019. In particolare, i dati ExportPlanning fotografano il brillante andamento delle vendite all’estero di food&beverage - 8.8 miliardi di euro nel secondo trimestre - mostrando come il comparto agroalimentare abbia tutte le carte in regola per fare da volano al successo dell’export anche nei prossimi mesi. Secondo le recenti previsioni di Federalimentare, le esportazioni del settore potrebbero raggiungere entro la fine dell’anno il traguardo dei 50 miliardi, già previsto per il 2020 ed ostacolato dalla crisi pandemica.
In questo clima di rinnovato ottimismo si è svolta Cibus, la fiera annuale del Made in Italy con sede a Parma. L’evento, al quale hanno preso parte quasi 2.000 aziende esportatrici, rappresenta un’occasione per approfondire la dinamica degli scambi che coinvolgono la filiera, con lo scopo di intercettare la propensione dei consumatori internazionali all’acquisto di prodotti italiani.
Dopo aver registrato ritmi di crescita particolarmente positivi nell’arco del biennio 2018-2019, l’export di beni alimentari si è mantenuto sul trend anche nel 2020 (+3% rispetto al 2019), non subendo una battuta d’arresto in occasione della pandemia. Infatti, se le vendite del settore hanno incontrato una flessione pari al -4% nel secondo trimestre dello scorso anno, esse sono ritornate immediatamente in territorio positivo nei mesi successivi. La ripresa si è intensificata nel 2021, fino a toccare il massimo storico di 8.8 miliardi di euro nel secondo trimestre (+20.5% su base tendenziale). Oltre ad evidenziare la resilienza del settore, i dati sono testimoni della fiducia che i consumatori riconoscono alla qualità dei prodotti del Belpaese: come è evidente dal grafico, i tassi di variazione relativi alla domanda di agroalimentare italiano si posizionano costantemente al di sopra di quelli delle esportazioni degli altri paesi, segnalando inoltre una caduta meno brusca rispetto ai partner mondiali nella primavera del 2020.
Fig. 1 Dinamica dell’export di prodotti agroalimentare: confronto Italia-Mondo (valori in Euro)
Fonte: elaborazioni StudiaBo su dati ExportPlanning.
Le buone performance con cui il settore agroalimentare si è distinto negli ultimi anni sono dunque largamente attribuibili alla capacità di espansione sui mercati esteri. In tale scenario, l’andamento positivo delle categorie merceologiche che compongono la filiera dimostrano come le eccellenze del Made in Italy continuino ad essere largamente apprezzate dai consumatori di tutto il mondo. Il grafico seguente illustra la performance delle varie categorie, calcolata come variazione del primo semestre 2021 sul primo semestre 2019, ponendo a confronto le esportazioni italiane con quelle mondiali.
Fig. 2 Performance per prodotti: I sem. 2021/I sem. 2019
Fonte: elaborazioni StudiaBo su dati ExportPlanning.
Al primo semestre di quest’anno, la crescita tendenziale riguarda quasi tutti i prodotti e per molti è largamente positiva. Dati particolarmente positivi emergono, in primis, per gli olii ed i biscotti ed altri prodotti da forno (rispettivamente +23.6% e +23.3% sui primi sei mesi del 2019), seguiti da carne e pesce (+ 15.2%), ortaggi e frutta (+13.7%) e latte e formaggi (+ 12.4%). All’ottimo andamento di queste merceologie si affiancano i risultati eccellenti di riso e pasta , che si collocano notevolmente al di sopra della media mondiale (+10% per l’Italia, a fronte di un decremento pari al -0.5% per gli altri esportatori). Le uniche categorie in controtendenza sono quelle del tè e caffè e dell’ acqua e altre bevande analcoliche , le cui vendite mostrano una performance leggermente al ribasso rispetto a quella degli altri paesi.
Tra i mercati verso i quali l’export agroalimentare incontra le dinamiche più significative troviamo gli Stati Uniti e la Cina, due partner ormai chiave per il posizionamento competitivo del Belpaese. Inoltre, nei prossimi mesi, se l’accordo Cina-UE per la tutela di prodotti DOP e IG potrebbe stimolare ulteriormente l’export con il paese asiatico (come documentato nell’ articolo), le imprese che vendono negli Stati Uniti trarranno indubbiamente beneficio dalla sospensione, per cinque anni, dei dazi sui prodotti agroalimentari – fra cui i formaggi italiani – introdotti dall’amministrazione Trump.
Per quanto riguarda i mercati europei, l’agroalimentare italiano continua a registrare buoni risultati in Germania (2.7 miliardi di euro nel primo semestre di quest’anno), una nazione che per tutto il 2020 ha mantenuto la sua solida relazione commerciale con il nostro paese. Fra i mercati europei leader emergono anche la Svizzera (+10.4% rispetto al primo semestre 2020) e la Francia (+5.3%).
Fig. 3 Mercati di destinazione: dinamica delle esportazioni agroalimentari
Fonte: elaborazioni StudiaBo su dati ExportPlanning.
Conclusioni
Il palcoscenico offerto da Cibus ha messo in evidenza come l’internazionalizzazione del settore agroalimentare possa contare su solide basi. I dati sul commercio mondiale confermano infatti l’ottimo posizionamento della filiera agroalimentare nei mercati esteri. La ripresa significativa degli scambi internazionali, insieme alla distensione dei rapporti commerciali, hanno indubbiamente favorito la diffusione dei prodotti made in Italy, specialmente in Cina e negli Stati Uniti, rafforzando lo stato di salute di cui il comparto aveva dato prova già nell’arco dello scorso anno.