La ripresa post-Covid dei distretti della concia e della pelletteria italiana

Nel complesso quadro dell'export, il distretto veneto si rivela essere il più resiliente

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La lavorazione della pelle è un’attività radicata nella tradizione italiana e di storica eccellenza per il made in Italy. Il know-how, la cura dei dettagli e del gusto hanno infatti restituito all’industria conciaria del Belpaese un ruolo di assoluta leadership sul panorama internazionale.
Il settore della concia segue un modello industriale tipico dell'economia italiana, basato su uno schema distrettuale dominato da piccole imprese, spesso a conduzione familiare, a cui si affiancano realtà di maggiori dimensioni. La produzione italiana si concentra, infatti, in tre principali distretti: il distretto veneto di Arzignano, quello toscano di Santa Croce sull’Arno e quello campano di Avellino-Napoli.
Pur a fronte della forte vocazione internazionale del settore e della tradizione di eccellenza, le ampie penalizzazione evidenziate dalle principali filiere di destinazione nel corso dei mesi pandemici hanno fatto registrare flessioni significative delle esportazioni dei tre distretti, come mostrato dalla Fig.1.

Fig.1-La performance dell’export conciario italiano
(valori in euro)

Fonte: Elaborazioni ExportPlanning.

Complessivamente, a consuntivo 2020, il distretto toscano ha evidenziato la flessione più ampia, soprattutto a fronte dei risultati molto positivi che avevano caratterizzato il 2019, e ha segnalato una caduta prossima al -30%. Altrettanto negativo il risultato del distretto campano, che ha accusato una riduzione superiore al -26% delle proprie esportazioni, che si somma a performance già deboli nel corso degli ultimi anni. Il distretto veneto ha invece mostrato la maggior resilienza, chiudendo l’anno pandemico con una contrazione del 15%.
La maggiore resilienza delle esportazioni del distretto veneto risulta particolarmente evidente in Fig.2, che mostra il valore cumulato annuo delle esportazioni dei tre poli produttivi italiani.

Fig.2-L'export conciario per distretto
(cumulata annua)

Fonte: Elaborazioni ExportPlanning.

Dei tre distretti, quello veneto risulta essere l'unico più vicino a colmare il gap con i livelli pre-crisi, anche in virtù di una caduta meno significativa registrata nei mesi più stringenti dell'emergenza sanitaria. Il risultato si riconduce alle specificità della specializzazione del territorio, in grado di servire tutto il mercato dei prodotti in pelle naturale (abbigliamento, calzature, accessori, arredamento e automotive). A differenza del distretto toscano, con delle eccellenze qualitative nella concia delle pelli destinate all'alta moda, e di quello campano, specializzato nella conciatura di pelli piccole per abbigliamento-calzature-pelletteria, quello veneto è un distretto di destinazione più ampia, con grandi player attivi principalmente nel settore dell'imbottito per arredamento e automotive. Secondo l’Unione Nazionale Industria Conciaria, il distretto veneto sarà infatti l'unico a recuperare i livelli 2019 entro il 2021, beneficiando del forte incremento della domanda di arredamento, una delle principali filiere di destinazione delle pelli qui prodotte.

Conclusioni

Le esportazioni dei principali distretti della concia e pelletteria italiana rivelano, quindi, un quadro complesso, soprattutto a causa delle modifiche dei comportamenti di acquisto imposti dalla pandemia, che ha fortemente penalizzato i principali segmenti di destinazione di abbigliamento, calzature e pelletteria, pur beneficiando quello dell'arredamento, come dimostra il caso del distretto veneto. Sul settore permane, tuttavia, la sfida di un pieno recupero dei livelli pre-crisi per tutti i segmenti di destinazione, in un contesto non privo di rischi, segnato dagli aumenti delle materie prime e dalla sempre maggiore attenzione dei consumatori alla tematica della sostenibilità.